lunedì 19 aprile 2010

Sensazioni

Una bambina felice, un'adolescente tranquilla, una ragazza tormentata. Eccomi qui, questa sono io. Ho trascorso anni rinchiusa nelle mie certezze, ho superato tutte le difficoltà affidandomi alle mie convinzioni, ho vissuto i momenti più belli della mia esistenza. E adesso il buio. Non è poi così assurdo. Arriva un momento nella vita in cui si è costretti ad abbandonare le proprie verità e questo significa crescere. Avevo un unico ideale, tanto giusto quanto pericoloso: la perfezione. Essa ha acceso in me il sorriso, ma anche la sofferenza ed è sempre stata la mia linfa vitale, la mia forza interiore. Ma una mattina qualcuno ha deciso di aprire i miei occhi e mi ha privato della mia inseparabile compagna. E' stato straziante. Dentro di me ho sentito il vuoto. Non pensavo che potessero bastare cinque minuti per abbattere le certezze di una vita. E da allora la mia vita è precipitata. Fingevo di stare bene, ma non era affatto così. Otto mesi vissuti nella più totale insicurezza, circondata da quel perverso senso di inferiorità nei confronti dei miei colleghi. Ed infine, di nuovo una svolta. Sembrava quasi che tutto fosse tornato alla normalità, avevo ottenuto le mie rivincite e gradualmente riacquistavo un po' di fiducia in me stessa e disponevo mattoni sopra mattoni per ricostruire la mia identità. Riuscivo persino a scorgere, sebbene ancora da lontano, la mia vecchia compagna di vita, stava ritornando in me l'ideale della ragazza perfetta. Purtroppo, però, le ferite più profonde possono essere risarcite, ma resterà in eterno quella loro cicatrice incancellabile. Proprio nell'attimo in cui avevo la possibilità di riacquistare il mio passato, ho compreso di non desiderarlo più. Non sono più sicura che quella fosse la mia vera vita. Capita spesso di desiderare qualcosa all'infinito e di accorgersi, in seguito, quando la si è conquistata, di non esserne più interessati. Otto mesi di autodistruzione dovevano necessariamente lasciare un segno all'interno della mia anima. Avrei dovuto capire che non sarebbero potuti volare via da un momento all'altro. E adesso? Adesso vivo in uno stato di precario equilibrio e di intensa confusione. Non credo di conoscermi fino in fondo, non so quali siano i miei progetti futuri. A volte, da sola nella mia stanza, penso che mi farebbe bene andarmene via per un certo periodo, cambiare vita totalmente per capire chi sono. Ma il buon senso mi trattiene qui, ancorata a quelle convinzioni che ormai risultano così estranee da me. Però, devo ammettere, che una volta intrapresa questa via non si può più tornare indietro; non è possibile fuggire via, ripudiando quanto in venti anni si è realizzato. E allora resto qui ad aspettare lui, lui che saprà conferirmi la forza e la volontà di accettare il mondo che ho faticosamente creato intorno a me durante la mia esistenza. E' diventato lui la mia linfa vitale, forse perchè è l'immagine della perfezione. E solo vedendo la mia dolce compagna di vita incarnata in un essere umano potrei riuscire nuovamente ad apprezzarla. Ma lui mi sfugge, o, forse, ho solo paura di incontrarlo. Perchè, magari, la sorpresa non sarà poi così piacevole. Potrei rimanerne delusa. Non so neppure se lui esiste davvero, ma per adesso preferisco continuare a pensare che ci sia. Anche se mi manca da morire. Ma il dolce velo dell'illusione è sempre meglio dell'"arido vero". E scusatemi, se ho scritto un intervento, il cui argomento è davvero tanto lontano da quello del blog, ma descrivere il proprio malessere aiuta almeno a sopportarlo. E, forse, un giorno smetterò di credere che lui esista e tornerò la ragazza del passato, serena e piena di sicurezze, ma quel momento è ancora molto lontano e lui intanto rimane con me, perchè sono convinta che un giorno lo affronterò. E ,probabilmente, sarà quel medesimo giorno quando smetterò di cercarlo.

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