domenica 9 maggio 2010

Assignment 4

Leggendo il post relativo a questo assignment, sono rimasta colpita in modo particolare dalla metafora del maestro. Il sistema di scolarizzazione, anche solo dagli anni in cui erano ragazzi i nostri genitori, ha subito moltissimi cambiamenti. Precedentemente, l'educazione scolastica era basata indubbiamente su metodi più rigidi, mentre adesso è nato il mito dell'insegnante autorevole, ma non autoritario. In passato, gli studenti erano costretti ad imparare a memoria le poesie di tutti gli autori italiani, invece, oggi, coloro che si trovano seduti dietro le cattedre affermano di voler privilegiare la capacità di ragionamento dei propri allievi. Ecco il risultato di queste splendide innovazioni: mio padre, con la sua licenza media, conosce più argomenti di tipo nazional - popolare rispetto a me, che vanto un diploma a pieni voti, conseguito al liceo classico. La verità è che non c'è presente senza passato. E' giusto cercare il progresso e le nuove tecnologie, ma non è possibile raggiungere buoni risultati eliminando quel bagaglio di conoscenze tradizionali, che da molti è conosciuto con il termine di cultura generale. Essa è il primo gradino da salire, ai fini di sviluppare una dignitosa capacità di ragionamento. Essa deriva sicuramente dall'esperienza personale di ognuno di noi, dai nostri interessi, dalla nostra sensibilità, ma il vero maestro è colui che riesce per lo meno a presentarla ai propri alunni. Oggi viviamo in un mondo di ipocrisia. Gli insegnanti, soddisfatti del proprio operato, vanno in giro dichiarandosi persone moderne, in grado di ascoltare i propri allievi, di non sopprimere le loro idee, di non risultare troppo severi, mentre in realtà, anzichè aiutare i giovani a sviluppare l'abilità nel ragionare, durante le lezioni, essi ragionano e gli studenti, a casa, imparano a memoria il loro ragionamento. Io posso ricordarmi cosa intendeva Dante o qualsiasi altro autore in un detrerminato testo analizzato a scuola, ma non sono assolutamente in grado di comprendere il significato di un brano letto da sola. E magari una persona diplomatasi in un periodo precedente, costretta ad imparare a memoria le opere degli autori e non le lezioni dei professori, è, al contrario, perfettamente in grado di svolgere la suddetta attività. Il segreto dei miei nove al liceo consisteva semplicemente nella mia capacità di adattarmi alla visione del mondo di ciascun professore. Ma la mia visione del mondo è sommersa dalle altre, non ho idea di cosa ci sia intorno a me. Per fortuna, però, fra i tanti insegnanti ho trovato anche alcuni maestri. In questo post mi piacerebbe rendere omaggio a quello che mi è rimasto maggiormente nel cuore. Si tratta del mio professore di matematica e fisica del liceo, colui che ha rappresentato per me una fonte di ispirazione, un "faro", una guida sempre presente. Ho osservato attentamente lui, per impossessarmi di tutto il positivo che poteva offrirmi e per rendere vita a questo positivo dentro di me in modo del tutto personale. Adoravo quando entrava in classe ed interrompeva la confusione di noi ragazzi, ammaliandoci con le sue citazioni letterarie o con i racconti circa la sua vita privata. Mi ha trasmesso una maggiore passione lui per la letteratura italiana che tutti gli insegnanti di lettere incontrati durante la mia carriera di studentessa. Grazie a lui, ho anche scoperto l'armonia intrinseca dei numeri. Ricordo che quando non riuscivo a risolvere un esercizio, ero preoccupata del fatto che potesse rimanere deluso da me. Tale era la mia devozione nei suoi confronti. Qualcuno in classe diceva che aveva una particolare predilezione per me, ma forse ero io ad avere una particolare predilezione per lui. Ancora adesso, a distanza di nove mesi, mi commuovo ripensando a quel suo discorso durante la cena di fine anno, sull'importanza di conoscere le persone che si nascondono dentro ciascuno di noi. Da quando ho concluso il liceo, sento di aver perso una parte di me, ma sono certa che lui mi ha conferito gli strumenti per ricostruirla. Ed è per questo che io posso affermare di aver avuto come insegnante di matematica un grande maestro ed un grande uomo.

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