venerdì 28 maggio 2010

Assignment 6

Dopo aver "navigato" un po' su Pubmed, ho trovato un articolo molto interessante sull'anoressia e la bulimia nervosa. Tale articolo parlava dell'infuenza che possono esercitare sull'insorgere di queste malattie i difficili rapporti familiari. In particolare, era trattato il rapporto fra genitori e figli. I risultati di un'indagine hanno portato alla luce che ,nella maggior parte dei casi, le persone colpite dall' anoressia nervosa vivono o sono vissute con genitori affetti da depressione acuta; invece, per quanto riguarda la presenza della bulimia nervosa in determinati soggetti, essa pareva essere collegata con la presenza in famiglia di genitori aventi personalità eccessivamente paranoiche e disturbi di schizzofrenia. Partendo dal suddetto articolo, mi piacerebbe sviluppare e stimolare negli altri un'attenta riflessione sui disturbi alimentari. Posso affermare (e non è un vanto) di aver vissuto personalmente il problema dell'anoressia. Non si sa mai come comincia, ricordo solo di essermi svegliata una mattina di maggio di sette anni fa proponendomi di dimagrire qualche chilo. Da quel momento, ho seguito una dieta ferrea e frequentavo molte ore di danza tutti i giorni. Ricordo che il primo mese, però, ero felice. Il mio peso scendeva velocemente, ma non ero ancora così magra da poter essere definita malata. Inoltre, la danza mi aiutava a mantenere il fisico tonico. Ricevevo continuamente complimenti per il mio aspetto fisico, tutto quello che indossavo era perfetto su di me. Stavo bene anche psicologicamente. Mangiavo poco, è vero, ma non avevo ancora l'ossessione del cibo. Non mi preoccupavo di pesarmi tutti i giorni a tutte le ore e non mi preoccupavo neppure se a volte mi capitava di mangiare qualcosa in più rispetto alla mia tabella alimentare. Soltanto dopo, tutto cominciò a sprofondare. Raggiunto il mio ideale di magrezza, decisi che era giunto il momento di sospendere la dieta e di basarmi su un nuovo regime alimentare utile ai fine del mantenimento del peso. Ma ormai era tardi. Cominciai ad essere ossessionata dal peso e dalle calorie, avevo paura che con la nuova dieta sarei ingrassata, anzichè rimanere com'ero. E così mangiavo sempre di meno e l'ago della bilancia continuava a scendere. Coloro che prima mi avevano riempito di complimenti per la mia forma fisica si preoccupavano per me, incitandomi a mangiare e ripetendomi continuamente che ero troppo magra. I vestiti erano tutti troppo larghi per me. Ero tanto magra, magra così da scomparire, magra così da annullarmi, magra così da essere poco più che aria. Pesavo quanto una bambina. In ospedale, i medici affermavano che all'origine della malattia vi erano un eccessivo attaccamento a mia madre ed una grande paura di crescere. Oggi io continuo a pensare che solo la seconda motivazione fosse corretta. Non avevo mai fatto mistero che per me l'infanzia fosse il periodo più bello della vita. Il più bello perchè il più semplice, il più puro, il più innocente. Il mondo adulto mi sembrava tanto"sporco", macchiato di una colpa incancellabile. Adesso molti di questi pensieri se ne sono andati via con la mia malattia. Riconosco tanti aspetti positivi nella vita dei bambini, ma altrettanti sono possibili nell'età adulta, sono solo diversi. A volte, però, quando sono triste, penso che molto facilmente la malattia potrebbe ripresentarsi a me. Per adesso, cerco di tenerla lontana. Ricominciai a mangiare senza un motivo ben preciso, successe e basta. Non volevo che mi ricoverassero, allora ripresi a mangiare. Tutto questo da un giorno all'altro. La risalita verso la vita fu difficile quanto lo era stata la discesa verso la morte. Iniziò tutto per caso e finì tutto per caso. Del resto, non si sa come e quando l'anoressia nervosa ci viene a trovare, ma non sappiamo neppure come e quando decide di abbandonarci.

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